Caspani Gianni
Nato a Monza nel 1948. Risiede nel legnanese dall’infanzia. Ha compiuto studi classici e giuridici. Il suo percorso professionale si è svolto all’interno della Pubblica Amministrazione, ricoprendo ruoli dirigenziali in Enti locali e sostenendo incarichi di consulente per pubbliche amministrazioni e magistratura e di docente in corsi di formazione professionale. Dal 2008 finalmente padrone del proprio tempo. Sue poesie e suoi racconti sono pubblicati in antologie e su riviste letterarie.
Finalista nei concorsi di poesia “Premio Letterario Città di Forlì“ e “Premio Internazionale Coluccio Salutati” di Borgo a Buggiano (PT); anno 2005 II° classificato“Premio di poesia Città di Perugia” ,
vincitore premio “Lorella Santone” di Faiete di Cellino Attanasio (TE); anno 2006
finalista del concorso di narrativa “Il salice narrante” di Tolentino (MC). vincitore premio di poesia “Giuseppe Ganduscio la pace- una poesia” di Ribera (AG) vincitore premio di poesia “Giuseppe Ganduscio a tema libero” di Ribera (AG) vincitore concorso di narrativa “Formiche rosse” di Siena
anno 2007. finalista premio di poesia “Poseidonia Paestum” di Paestum (SA) vincitore del “premio internazionale di poesia Fidas” di Potenza. finalista premio di poesia Accademia Belli di Roma
vincitore premio di narrativa “Formiche rosse” di Siena. finalista premio di narrativa Il Romanzo di Tindari (ME)
MAKTUB
Maktub il parto di mia madre
nella striscia di Gaza
presidiata da un odio spietato
scalfito soltanto da sassate orgogliose.
Maktub il crescere derubato degli anni dei giochi
tra fratelli che partivano un giorno
con fardelli non ben definiti
e tornavano a pezzi
tra prefiche urlanti.
Maktub lo sgusciare furtivo
dal destino imposto dalla prepotenza dell’uomo
verso la prospettiva di una jihad
riparatrice.
Maktub l’amore di Mohamed
che mi ha riempito la testa di idee
e la pancia di un bambino nato
per essere morto.
Maktub la cintura imbottita di tritolo
che mi ha sparso in germogli
sull’autobus
a Gerusalemme.
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TRE GIORNI
Il sorriso di tua madre,
bambina di cristallo,
ha avvolto
la culla di pietra
per fermare i razzi che aravano il sole.
Venne la notte,
bambina di Sabra e Chatila,
ad incartare di morte le cose e la gente.
Fu poi tempo di urli
e di uomini braccati
fin dentro le case,
bambina di Palestina,
dimenticata da dispersi in fuga
nella mangiatoia del bambino di Bethléem.
Accanto al tuo corpo
mai vissuto,
bambina del mondo,
ho scaricato il fucile
sparando contro il cielo
pallottole di rabbia.
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